Ecumenismo

Bari, porta d’Oriente, è stata teatro anche di questo summit di pace dei vescovi del Mediterraneo, proprio mentre la polveriera mediorientale ribolle per la crisi Usa-Iran e il fronte libico si riaccende con l’intervento turco. L’evento di febbraio 2020 ha voluto “contribuire alla promozione di una cultura del dialogo e della pace per il futuro dell’intero bacino mediterraneo”. L’incontro di riflessione è stato di tre giornate di scambio fra i pastori a porte chiuse, con cardinali, vescovi, patriarchi delle Chiese cattoliche da 20 Paesi e dai tre continenti Europa, Asia e Africa.

L’ultimo giornata del 23 febbraio col Papa è stata l’occasione per delineare fra popoli e culture, in stile sinodale, una sorta di “magna charta” delle speranze, sfide e impegni, per “osare la pace”, come ha più volte sottolineato il card. Bassetti, trasfigurando l’area mediterranea in una frontiera di reale futuro, e non più di scontro, di persecuzione o di morte. Durante i lavori sono stati ospiti anche esponenti del mondo ebraico e di quello islamico: dai rabbini alla Lega Araba e le istituzioni sovranazionali che i presuli hanno voluto sollecitare a mobilitarsi per una riconciliazione fra i popoli: l’Unione Europea e l’Onu.

“Il nostro mare invoca la pace”, ha ripetuto il presidente della CEI, ispiratore dell’evento sullo stile degli storici ‘Colloqui mediterranèi del sindaco di Firenze Giorgio La Pira. “Le religioni non dividono – aggiunge – ma sono i fanatismi, gli egoismi, gli interessi particolari che dividono gli uomini”. A Bari “ci incontreremo come Chiese del Mediterraneo per discutere i problemi più importanti che sono dinanzi a noi, come la situazione della Libia, del Medio Oriente, della Siria, del Libano con centinaia di migliaia di immigrati in fuga dai Paesi limitrofi”. E accanto a questo, “il fenomeno migratorio che è sempre esistito”, e “la povertà di nazioni in cui non c’è nemmeno il necessario per alimentarsi”.

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